Dal Vangelo di Giovanni (10, 1-10)
1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla
porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra
dalla porta, è pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano
la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce
fuori. 4 E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e
le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo
seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli
estranei». 6 Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che
cosa parlava loro. 7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi
dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me,
sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se
uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà
pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono
venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Come vivere questa Parola?
Come noi sappiamo distinguere una lingua dall’altra, possiamo anche
distinguere la voce di Dio e la voce del maligno. La voce di Dio non obbliga
mai: Dio si propone, non si impone. Invece la voce cattiva seduce, assale,
costringe: suscita illusioni abbaglianti, emozioni allettanti, ma passeggere.
All’inizio blandisce, ci fa credere che siamo onnipotenti, ma poi ci lascia col
vuoto dentro e ci accusa: “Tu non vali niente”. La voce di Dio, invece, ci
corregge, con tanta pazienza, ma sempre ci incoraggia, ci consola: sempre
alimenta la speranza. La voce di Dio è una voce che ha un orizzonte, invece la
voce del cattivo ti porta a un muro, ti porta all’angolo.