DAL VANGELO SECONDO MATTEO (10, 7-13)
7 Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8 Guarite gli
infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9 Non procuratevi oro né
argento né denaro nelle vostre cinture, 10 né sacca da viaggio, né due tuniche,
né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
11 In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e
rimanetevi finché non sarete partiti. 12 Entrando nella casa, rivolgetele il
saluto. 13 Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se
non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi.
Come vivere questa Parola?
Gesù mescola il cammino con le parole e i gesti. L’unica predica che il mondo
accetta è quella strutturata su questi verbi: camminare, predicare, guarire. Se
le nostre parole non si mescolano con la carità del farsi prossimo nella
condivisione e nel dialogo, nel guarire chi ha bisogno di soccorso materiale o
spirituale, diventano, al dire di San Paolo, suono che si disperde per l’aria. La
carità è sempre gratuita, perché restituisce ciò che si è ricevuto: “Che cosa mai
possiedi che tu non abbia ricevuto?” (1 Cor 4,7). Se sapessimo applicare il
Vangelo di oggi alle nostre attività pastorali, vinceremmo le frustrazioni del
rifiuto e cammineremmo con più entusiasmo. Uscire dalla casa inospitale,
scuotendo la polvere dai piedi, non è disprezzo, ma libertà. Il Vangelo si
propaga per provocazione e non per imposizione: proprio perché non può
essere imposto, bisogna lasciare la possibilità del rifiuto.