Dal Vangelo di Marco (6, 1-6)
1 Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2 Giunto il sabato, si mise a
insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono
queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue
mani? 3 Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di
Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4 Ma Gesù
disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5 E
lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6a E si
meravigliava della loro incredulità. 6b Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Ascoltiamo la Parola
Dice San Marco: “E là non poteva fare miracoli”. E’ sorprendente pensare che ci siano situazioni in
cui possiamo “legare le mani di Dio”. Il famoso dipinto che si trova nella cattedrale di St. Paul a
Londra mostra Gesù che bussa a una porta chiusa a chiave. Ha spiegato l’autore, William Holamn
Hunt, che la porta del nostro cuore può essere aperta solo dall’interno. Con Dio, non c’è un ingresso
forzato. La decisione di ammetterlo nei nostri cuori è nostra. Coloro che per trent’anni hanno
vissuto vicino a Gesù a Nazareth lo conoscevano perché esercitava il suo lavoro Alcuni hanno
mangiato e bevuto con i suoi parenti. Quando Gesù uscì dal ruolo assegnatogli, non potevano
trattarlo se non come un lavoratore. Era difficile per i concittadini di Gesù immaginare che
possedesse una saggezza di cui avrebbero potuto beneficiare. Forse anche per noi è lo stesso: c’è
molta saggezza intorno a noi nei posti in cui non la cerco: che il Signore ci apra i cuori per vedere il
bene di cui vuole riempirci.