Giovanni 16, 20-23
20 In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella
tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. 21 La donna, quando partorisce, è nel dolore,
perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della
sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22 Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma
vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. 23 Quel
giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al
Padre nel mio nome, egli ve la darà.
Ascoltiamo la Parola
Gesù usa l’immagine del parto per parlare della sua Pasqua. Una sofferenza accolta e vissuta per
amore, in vista della vita. Gian Lorenzo Bernini ha scolpito questa immagine nella Basilica di San
Pietro a Roma sulla base delle colonne del suo maestoso baldacchino. In mezzo agli stemmi che
decorano i piedistalli compare, infatti, il volto di una donna la cui espressione, se ci si muove
intorno all’altare in senso antiorario, racconta le varie fasi di un parto: inizialmente si contrae per le
prime doglie, quindi gli occhi si stravolgono, i capelli sono scompigliati, la bocca da socchiusa si
apre in un urlo. Nell’ultimo stemma il volto della donna è sostituito da quello sorridente di un
bambino: il travaglio si è concluso felicemente con la nascita di una nuova vita. Il colpo di genio è
quello di averlo fatto intorno all’altare, circondando proprio quello spazio dove la Chiesa fa
memoria della Pasqua del Signore e attinge forza e vita da quel gesto d’amore che l’ha generata e
dal quale sempre si nutre e si rigenera la sua missione: essere madre, donarci la vita in Cristo, farci
crescere nella fede, indicarci con la forza della Parola di Dio il cammino della libertà dei figli,
difenderci dal male.