Matteo 8, 18-22
18 Vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. 19 Allora uno scriba si avvicinò e
gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». 20 Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e
gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 21 E un altro dei
suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 22 Ma Gesù
gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Ascoltiamo la Parola
La sequela del Signore incontra in noi momenti di entusiasmo e momenti in cui tutto sembra tornare
alle origini. Ma la sequela del Signore, questo è certo, non può essere dipendente dai successi o da
nostri semplici bisogni. La sequela non può essere cosa da messa della domenica che ormai rischia
di diventare un surplus per i più, oppure un dovere da portare a termine in fretta per altri, prete
permettendo. La schiavitù della messa della domenica non crea sequela, crea solo doverismo da
assolvere il più in fretta possibile. Ma soprattutto anziché divenire un incontro di amore atteso,
rischia sempre più di diventare il centro di una fede che si spegne appena fuori dalla chiesa. E le
chiese si svuotano perché le nostre messe non toccano più alcun cuore. La sequela è qualcosa di
provocata da un incontro. Non nasce sequela per un momento di entusiasmo di fronte alla notorietà
del maestro. Anzi, questo può essere un impedimento alla nascita di una sequela vera. Ciò che vale
è che ci lasciamo toccare dentro da una realtà che è povera e sfiora continuamente con una carezza
la croce.