Vangelo 6 novembre

Luca 14, 25-33
25 Or grandi folle andavano a lui, ed egli si rivolse loro e disse: 26 «Se uno viene a me e non odia
suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere
mio discepolo. 27 E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio
discepolo. 28 Chi di voi infatti, volendo edificare una torre, non si siede prima a calcolarne il
costo, per vedere se ha abbastanza per portarla a termine? 29 Che talora, avendo posto il
fondamento e non potendola finire, tutti coloro che la vedono non comincino a beffarsi di
lui, 30 dicendo: “Quest’uomo ha cominciato a costruire e non è stato capace di
terminare”. 31 Ovvero quale re, andando a far guerra contro un altro re, non si siede prima a
determinare se può con diecimila affrontare colui che gli viene contro con ventimila? 32 Se no,
mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata per trattar la pace. 33 Così dunque,
ognuno di voi che non rinunzia a tutto ciò che ha, non può essere mio discepolo.

Ascoltiamo la Parola
Le pagine della Bibbia sono attraversate da cima a fondo da una caratteristica fondamentale:
l’urgenza. Perché la vita stessa è segnata dall’urgenza, perché il tempo che abbiamo a disposizione
è limitato. Perché il kairos del vivere è fugace. Lo sapevano bene Abramo, Mosè, i profeti e alcuni
personaggi dei vangeli come Zaccheo. Lo sa bene anche il vangelo di Luca, mosso com’è da un
contesto di urgenza che fa risuonare la chiamata incondizionata di Gesù a seguirlo nel suo cammino
senza anteporgli niente altro. Eppure, lo stesso vangelo, invita i suoi lettori prima di tutto a sedersi
per riflettere su come inserirsi in questo cammino: «Chi di voi, volendo costruire una torre, non
siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?» (Lc 14, 28). Parole
ragionevoli, ricche di sapienza lucana, preziose anche per noi oggi. L’urgenza si traduce nelle
parole di Gesù nella capacità di operare scelte radicali in virtù del fatto che anche l’amore è
radicale. Il vivere autentico non sopporta forme di dedizione parziale o estemporanee, chiede
dedizione totale.

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