Dal Vangelo di Matteo (9, 27-31)
27 Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di
noi!». 28 Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare
questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». 29 Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi
secondo la vostra fede». 30 E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che
nessuno lo sappia!». 31 Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Ascoltiamo la Parola
Gesù ci tocca. L’amore non è un ideale. È l’incarnazione, il pane spezzato, il corpo e sangue di
Cristo. L’amore ha bisogno di dita, di mani, di sguardi, di luoghi e tempi. Di concretezza. L’amore
è la persona che incontro ogni giorno, il mio prossimo appunto. L’amore sta nelle briciole d’amore
che sono in grado di dare e ricevere. L’amore sta nei brandelli di cibo avanzati, nelle vite ferite,
spezzate, e piene di cadute: in ogni caso siamo chiamati ad amare, perdonare, dare la vita. Con
piccoli gesti d’attenzione, con gentilezza, con empatia: con il riconoscerci figli di un unico Padre e
fratelli in Cristo. Con lo sforzo di essere, come Lui, umili e miti di cuore, contemplando sempre Lui
che è il volto della Misericordia.