Vangelo 13 ottobre

Marco 10, 17-30
17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio
davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù
gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i
comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza,
non frodare, onora il padre e la madre». 20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho
osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti
manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e
seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che
hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». 24 I discepoli rimasero stupefatti a queste sue
parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com’è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile che un
cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26 Essi, ancora più
sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». 27 Ma Gesù, guardandoli, disse:
«Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». 28 Pietro
allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29 Gesù gli rispose: «In
verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o
campi a causa mia e a causa del vangelo, 30 che non riceva già al presente cento volte tanto in case
e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.

Ascoltiamo la Parola
La vita eterna, o la vita dell’Eterno, non è questione di pratiche, di osservanze particolari, ma è
piuttosto questione di atteggiamento di fondo. Posso osservare tutte le norme e i comandamenti, ma
non avere il cuore talmente libero, da prendere le distanze dalle ricchezze, e farne dono e motivo di
gioia per gli altri. Gesù fissa e ama questa persona perché vede nel suo cuore la distanza tra il
desiderio di ciò che è eterno, e l’attaccamento alle ricchezze. L’unica cosa che ancora gli manca è
paradossalmente il privarsi di ciò che possiede. Non si tratta di liberarsene disfacendosene, ma
piuttosto di metterli a disposizione dei poveri, di restituire dignità a chi l’ha persa agli occhi della
gente a causa della miseria. Gesù lo lascia libero, ma col suo sguardo di amore vuol fargli capire
che può ripensarci. Questo se ne va triste. La sfida che Gesù lancia a lui e a noi è quella di cercare
cosa ci rende veramente felici nella vita. Trovatolo, ci invita ad agire di conseguenza. Questa pagina
è lo sguardo di Gesù su di noi e il suo invito è il segno di quanto tenga alla nostra felicità.

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