La sua costruzione avvenne sotto l’impulso di San Luigi Guanella, che poté contare sull’appoggio di papa Pio X, grande devoto del santo sposo della Madonna. Nel 1909, grazie ad alcuni finanziamenti privati, raccolti da don Guanella, giunto a Roma dalla Valtellina da un solo anno, e all’appoggio economico della Santa Sede, su progetto di Aristide Leonori, fu iniziata la costruzione di questo imponente edificio, sito in prossimità delle mura vaticane, nel popoloso quartiere Trionfale.
Oltre che nei suoi aspetti architettonici, la chiesa ha anche valore in campo urbanistico perché, con altre del quartiere e dell’intero rione Prati, testimonia una tendenza anticlericale diffusa alla fine dell’800 nel neonato stato italiano che voleva, ponendosi in contrasto con il Vaticano, minimizzare l’importanza dei luoghi di culto.
In quel periodo alla costruzione di strutture ecclesiastiche, si andava assegnando un’area edilizia qualsiasi in allineamento su strade anche secondarie e non, come ci si aspetterebbe, con affaccio sulla piazza o via principale del quartiere.
La chiesa fu aperta al culto il 24 maggio 1912, con la costituzione apostolica “Cum incolarum”, che le assegnava i diritti parrocchiali e dei redditi della chiesa di San Marcello al Corso (soppressa nel 1909).
La chiesa di San Giuseppe al Trionfale, che fin dalla fondazione è affidata ai sacerdoti della Congregazione dei Servi della Carità – Opera don Guanella, dal 1967 è sede della diaconia cardinalizia omonima ed è stata poi insignita del titolo di basilica minore da papa Paolo VI nel 1970.
Nel 1967 venne costruito dalla ditta Mascioni l’organo a canne; a trasmissione elettrica, dispone di 45 registri e si articola in due corpi situati sulle due cantorie contrapposte ai lati del presbiterio. La sua consolle è mobile indipendente e dispone di 2 tastiere e pedaliera e si trova alla destra dell’altare maggiore.
Il campanile ospita un concerto di 8 campane in Mi3; esso è costituito da un nucleo originario di cinque bronzi in Fa#3 realizzato da Angelo Bianchi nel 1911, modificato nel 1954 da Daciano Cobalchini rifondendo la terza campana in La3 e aggiungendo tre nuovi bronzi.
La facciata venne progettata e costruita dall’architetto Aristide Leonori che volle attenersi alle strutture delle antiche chiese basilicali.
È divisa in due corpi con lo slanciato timpano che sovrasta la trifora centrale, sormontata a sua volta da festoni.
Nella parte inferiore, decorata da lesene e pilastri, si aprono il portale centrale e le due porte laterali, che ospitano nelle lunette sovrastanti pregiati mosaici composti nel 1937 dallo Studio vaticano del Mosaico.
L’interno è a tre navate, divise tra loro da dieci colonne di granito di Baveno.
Le due navate laterali, più corte di quella centrale, terminano all’altezza del transetto ed ospitano, ciascuna, un complesso di sei vetrate policrome, raffiguranti episodi della vita di San Giuseppe.
Nella parte alta della navata centrale venti finestre decorate conferiscono all’ambiente una calda luminosità.
La navata centrale misura m 60 in lunghezza e si sviluppa per m 22 in altezza, terminando con un magnifico soffitto a cassettoni, diviso a scomparti geometrici finemente decorati.
L’abside, costruita nel 1955-56, ospita i mosaici raffiguranti momenti centrali della vita di San Giuseppe, con al centro il suo “Transito”, cioè il suo passaggio da questo mondo al paradiso. Il grande mosaico del Transito è attorniato da numerose piccole lampadine che formano la Lampada del Morente, in quanto simboleggiano la perenne preghiera a San Giuseppe di tanti devoti, soprattutto Associati alla Pia Unione, per i morenti del giorno. Nel catino dell’abside si trova la figura centrale del Santo, attorniata da quattro figure di Patriarchi dell’Antico Testamento: Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe suo figlio.