La Pia Unione del Transito di S. Giuseppe venne fondata da San Luigi Guanella con l’approvazione e l’aiuto del sommo Pontefice S. Pio X, che così si espresse: “Desiderando Noi di fare conoscere quanto apprezziamo questa lodevolissima Istituzione, vogliamo che il Nostro Nome venga scritto per primo fra tutti i soci della medesima, esortando tutti i Nostri amati Fratelli nel Sacerdozio a non dimenticarsi di ricordare ogni giorno nel Divin Sacrificio gli agonizzanti”.
Due sono gli scopi principali:
1) divulgare, promuovere e dilatare nel mondo il culto di S. Giuseppe, Patrono universale della Chiesa e in particolare della buona morte;
2) stringere nel numero maggiore possibile sacerdoti e fedeli in una Crociata universale di preghiere e d’opere buone a favore dei morenti di tutti i luoghi e di tutti i momenti, disponendo così anche loro ad una morte santa.
La SEDE PRIMARIA della Pia Unione si trova in Roma presso la Basilica di S. Giuseppe al Trionfale e conta milioni di iscritti in tutto il mondo.
La preghiera per i Morenti, da recitarsi devotamente anche più volte nel giorno, è la seguente “O S. Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo e vero Sposo di Maria Vergine, prega per noi e per gli agonizzanti di questo giorno (o di questa notte)”.
I Sacerdoti che aderiscono alla santa Messa perenne s’impegnano a celebrare, almeno una volta l’anno, una santa Messa, ricordando i morenti di quella giornata e viene loro inviata una pagellina di iscrizione con il giorno loro fissato. Il papa Benedetto XV non solo ha sostenuto con entusiasmo l’iniziativa, ma lui stesso si è impegnato a celebrare la Messa per i morenti una volta al mese e al primo giorno di ogni mese – quando non coincide con la domenica – e ha raccomandato che molti sacerdoti aderissero all’iniziativa per affidare a Gesù i morenti redenti dal suo amore. Sono migliaia i sacerdoti che hanno dato la loro adesione a questa iniziativa di grande misericordia.
San Massimiliano Kolbe non solo era iscritto alla Pia Unione, ma aveva aderito anche alla “Messa perenne” e la favoriva presso i suoi confratelli. Oltre ai sacerdoti, molti sono i cardinali e i vescovi che hanno a cuore il destino eterno dei fratelli. Anche San Giovanni XXIII e San Paolo VI vollero essere iscritti.
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